Nel 2022, il reddito medio delle famiglie (35.995 euro) aumenta in termini nominali (+6,5%), mentre segna una netta flessione in termini reali (-2,1%) tenuto conto della forte accelerazione dell’inflazione registrata nell’anno.
Nel 2022, il reddito totale delle famiglie più abbienti è 5,3 volte quello delle famiglie più povere (era 5,6 nel 2021).
Nel 2023, il 22,8% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale: valore in calo rispetto al 2022 (24,4%) a fronte di una riduzione della quota di popolazione a rischio di povertà, che si attesta al 18,9% (da 20,1% dell’anno precedente), e di un lieve aumento della popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (4,7% rispetto al 4,5%): circa 2 milioni e 788mila individui presentano almeno sette segnali di deprivazione dei 13 individuati dal nuovo indicatore Europa 2030.
L’aumento dell’occupazione nel 2022 ha portato a una decisa contrazione rispetto all’anno precedente della quota di individui (8,9% da 9,8%) che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro (indicatore Europa 2030), ossia con componenti tra i 18 e i 64 anni che hanno lavorato meno di un quinto del tempo. Il miglioramento riguarda tutte le ripartizioni, in particolare il Nord-ovest (4% degli individui rispetto al 5,2 dell’anno precedente) e il Centro (7,7% rispetto a 8,8%).
Il 2022 è stato attraversato da profonde riforme strutturali nelle politiche di protezione sociale. Grazie al superamento delle restrizioni imposte ai lavoratori delle aziende durante l’emergenza sanitaria e alla ripresa economica dalla crisi innescata dalla pandemia, il legislatore ha potuto decretare per l’intero 2022 il definitivo abbandono delle politiche emergenziali di sostegno al reddito dei lavoratori.
Pertanto, misure quali il reddito di emergenza, il bonus baby-sitting, i bonus una tantum per i lavoratori non coperti dalle integrazioni salariali, e le stesse integrazioni salariali con causale Covid-19, sono state definitivamente rimosse dall’agenda politica. L’eliminazione degli istituti emergenziali ha determinato nel 2022 una riduzione della spesa sociale a protezione dell’occupazione quantificabile in circa 7,4 miliardi di euro in meno rispetto all’anno precedente.