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ATLANTE DELLA COOPERAZIONE GIOVANILE ITALIANA

Il recente report dell'Ufficio Studi di Fondosviluppo conferma il declino dell’imprenditorialità cooperativa tra i giovani nel periodo 2015-2023.

giovedì 20 giugno 2024

Dalle verifiche empiriche sul totale dello stock delle imprese attive giovanili in Italia si conferma anche nel 2023 il declino dell’imprenditorialità tra i giovani. L’invecchiamento della popolazione da una parte, e le difficoltà nel ricambio generazionale nelle imprese, dall’altra, rappresentano due elementi di criticità nella crescita e nello sviluppo sostenibile dell’imprenditoria giovanile italiana. Nel periodo 2015-2023 le imprese attive giovanili sono diminuite in tutte le annualità del periodo in esame. Erano 548.524 unità nel 2015 e sono scese a 449.921 nel 2023, facendo segnare nell’ultimo anno una variazione negativa rispetto al 2015 pari al -18%.

 

Anche l’analisi sullo stock delle cooperative attive giovanili in Italia nel periodo 2015-2023 conferma il declino dell’imprenditorialità cooperativa tra i giovani. Le cooperative attive giovanili erano 7.718 unità nel 2015, sono scese a 7.466 nel 2016, sono calate a 7.195 nel 2017, si sono ridotte a 6.179 nel 2018, sono diminuite fino a 5.347 nel 2019, si sono attestate a 4.718 nel 2020, non hanno superato le 4.228 unità nel 2021, sono scese, ulteriormente, a 3.709 unità nel 2022 e hanno toccato il minimo, nel 2023, con 3.195 unità attive. Di fatto, nel 2023 la variazione negativa rispetto al 2015 fa segnare il -59,2%. Si tratta di un decremento molto più sostenuto (oltre tre volte maggiore) rispetto a quello registrato dal totale delle imprese giovanili attive in Italia nello stesso periodo (pari al -18% nel 2023 rispetto al 2015).

 

Il 2023 conferma il perdurare «dell’inverno demografico» della cooperazione giovanile. Sebbene il saldo tra nuove iscrizioni e cessazioni sia rimasto, comunque, sempre positivo tra il 2015 e il 2023, si segnala una progressiva diminuzione della sua entità. In particolare, nel 2015, a fronte di 330 cessazioni si contavano 1.708 nuove iscrizioni, con un saldo pari a +1.378 cooperative. Nel 2023, invece, a fronte di 117 cessazioni le nuove iscrizioni non hanno superato le 327 unità, con un saldo che si attesta a +210. La riduzione dell’entità del saldo positivo tra nuove iscrizioni e cessazioni non riesce più a compensare la fuoriuscita di cooperative dalla classe che identifica quelle giovanili (di fatto, ogni anno, una quota di cooperative attive che era iscritta come giovanile non rientra più nei parametri che definiscono come giovanile una cooperativa).

 

Nel complesso l’incidenza di cooperative attive giovanili sul totale delle cooperative attive in Italia si è attestata, nel 2023, al 4,4%. Si tratta del peso più basso registrato nel periodo 2015-2023.  L’incidenza di cooperative attive giovanili sul totale delle cooperative attive in Italia era pari, infatti, al 9,7% nel 2015, calava al 9,3% nel 2016, diminuiva all’8,9% nel 2017, si riduceva al 7,7% nel 2018, scendeva al 6,8% nel 2019, non andava oltre il 6,1% nel 2020, non superava il 5,5% nel 2021, si attestava al 4,9% nel 2022, fino a toccare il punto di minimo nel 2023 al 4,4%.

L’ambito settoriale che registra il numero più elevato di cooperative attive giovanili è il sociale e sanitario con 496 unità, pari al 15,5% del totale delle cooperative attive giovanili in Italia nel 2023. In termini di incidenza di cooperative attive giovanili rispetto al totale delle cooperative attive nel Paese, il settore ricettivo e ristorazione, con il 6,8% (era il 7,8% nel 2022), precede quello sociale e sanitario, con il 5,1% (era il 5,5% nel 2022), e l’istruzione e formazione, sempre con il 5,1% (era il 5,5% nel 2022).

Nel 2023 in Lombardia l’ambito settoriale che registra il numero più elevato di cooperative attive giovanili è il trasporto e logistica con 51 unità, pari al 24,9% del totale delle cooperative attive giovanili in Lombardia nel 2023. In termini di incidenza di cooperative attive giovanili rispetto al totale delle cooperative attive nella regione, il settore trasporto e logistica, con il 2,9%, precede l’istruzione e formazione, con il 2,8%, e il sociale e sanitario, con il 2,7% (e le attività manifatturiere, sempre con il 2,7%).

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