Breaking coop

ABITARE E ANZIANI (FRAGILI)

Il Rapporto di Fondazione Turati sulle nuove soluzioni e proposte per supportare le persone "nell'invecchiare bene".

venerdì 12 luglio 2024

Più anziani, più fragili, più soli.


I prossimi anni registreranno una crescita esponenziale degli over 80, più 68% nella fascia di età fino a cento anni e più 353% nella fascia oltre i cento. Di converso aumenteranno i non autosufficienti, da 3,8 a 5,4 milioni nel 2050, e gli anziani soli, che passeranno da 9 a 13,5 milioni.


La pressione sul sistema sanitario e sulla protezione sociale sarà fortissima, anche perché il mutamento della struttura sociale del Paese, che vedrà famiglie più piccole con pochissimi figli, porterà ad una drastica riduzione di quei 7 milioni di caregiver che ancora oggi sono l’asse portante dell’assistenza agli anziani. Già oggi ai fondi per la sanità mancano dai 7 ai 10 miliardi.


L’impatto della pandemia, la costruzione di una rete territoriale e l’attuazione del Piano per la Non Autosufficienza faranno lievitare la spesa a livelli insostenibili. Per lo Studio Ambrosetti l’incremento, nel giro di qualche decennio, dovrebbe essere addirittura del 150% per la sola spesa sanitaria pubblica.


Nel frattempo, la scelta che viene avanti per assistere la popolazione anziana è quella di mantenere il più a lungo possibile le persone a casa propria, potenziando l’assistenza domiciliare. Ma anche se molte case sono di proprietà spesso non sono adeguate o perché sono troppo grandi o perché non hanno ascensore o addirittura riscaldamento.


Servono nuove soluzioni, il Rapporto ne parla diffusamente, per le quali molto semplicemente non ci sono e non ci potranno essere nemmeno domani, i soldi. Il welfare state, tramite la fiscalità generale, non è in grado di finanziare questi nuovi bisogni. Ci sono
solo due soluzioni: o si ricorre al mercato privato, ma in questo caso saranno soddisfatte solo le necessità della parte più ricca della popolazione, o si passa dal welfare state alla welfare society, sfruttando le tante risorse che possono venire dalla società civile.


Si tratta in estrema sintesi di attuare quella sussidiarietà orizzontale che ha nel Terzo Settore il suo asse portante. Decine e decine di migliaia di enti, centinaia e centinaia di migliaia di cittadini si impegnano quotidianamente per rispondere ai nuovi bisogni
della società.


Non è che questi Enti hanno i soldi che servono ma, grazie alla legge sul Terzo Settore, hanno la possibilità di trovarli nella società civile: raccolta di fondi, agevolazioni fiscali per chi dona, lasciti testamentari, social lending o addirittura nuovi strumenti del mercato
finanziario, come i titoli di solidarietà. Serve però la volontà politica di liberare le tante energie che sono presenti nella società. 


La Pubblica Amministrazione deve imparare a considerare gli ETS, quelli ovviamente seri e certificati, come partner e non come semplici erogatori di servizi. Deve imparare ad attuare sul serio la co-programmazione e la co-progettazione. È un cambio di mentalità importante e non facile perché gli Enti pubblici devono passare dal dare risposte in proprio a creare le condizioni perché anche altri, in modo
particolare gli Enti non profit, possano dare risposte, pur nell’ambito di una programmazione generale.


La strada è difficile, ma è l’unica concretamente percorribile.

 

* dalla Prefazione del volume Abitare e anziani (fragili)

Documenti da scaricare

Resta informato