Il 2024 si è rivelato un anno di forte tensione per l’economia italiana e, in particolare, per il mondo cooperativo. In un contesto già indebolito dal rallentamento del ciclo macroeconomico nazionale – con il fatturato industriale in calo del 4,3% in valore e del 3,2% in volume secondo i dati ISTAT – si è assistito a un vero e proprio boom delle procedure di crisi e liquidazione.
Un fenomeno diffuso, ma con dinamiche diverse tra imprese e cooperative
Nel complesso delle imprese italiane, le procedure aperte nel 2024 sono state 141.357, in crescita del 21,6% rispetto all’anno precedente. La grande maggioranza (85,2%) riguarda scioglimenti o liquidazioni volontarie, mentre solo il 7,4% rientra nella liquidazione giudiziale/fallimento .
Ma è nel mondo cooperativo che l’ondata è diventata uno tsunami: 19.980 procedure negative avviate nel 2024, con un incremento del +184,3% rispetto al 2023 . Un dato impressionante, che non può essere letto come semplice fisiologico ricambio d’impresa.
È vero che il Ministero delle Imprese ha disposto, nei primi mesi dell’anno, la cancellazione d’ufficio di oltre 23mila cooperative non più attive da anni . Ma il report conferma che l’impennata non si esaurisce in un’operazione amministrativa: anche le procedure giudiziali e coatte crescono. Le liquidazioni giudiziali aumentano del +21,1%, mentre le liquidazioni coatte amministrative crescono del +6,4% .
È un segnale chiaro: la crisi non riguarda solo le cooperative “dormienti”, ma tocca anche realtà vive e operative.
Prevale lo scioglimento volontario: segnale di consapevolezza o di resa?
In quasi tutte le regioni italiane, la procedura più utilizzata è lo scioglimento volontario, con percentuali superiori al 70-80% dei casi. Questo dato può essere interpretato in due modi:
-
In positivo, come un aumento di responsabilità degli organi amministrativi, che scelgono di chiudere l’impresa prima che degeneri in crisi irreversibile.
-
In negativo, come un fenomeno di rinuncia preventiva, dovuto alla mancanza di strumenti di rilancio o al fallimento delle politiche di prevenzione introdotte dal Codice della crisi d’impresa.
Una crisi silenziosa, che merita risposte concrete
Il quadro delineato dal report racconta un sistema cooperativo sotto pressione. Non una crisi spettacolare fatta di grandi fallimenti mediatici, ma una crisi carsica, fatta di migliaia di piccole chiusure. Una lenta erosione del tessuto mutualistico italiano.
Per questo, la lettura dei dati dovrebbe spingere non solo alla riflessione, ma all’azione:
-
Rafforzare gli strumenti di early warning previsti dal Codice della crisi;
-
Facilitare l’accesso a piani di ristrutturazione e composizione assistita;
-
Ripensare i modelli di sostegno pubblico, soprattutto per le cooperative sociali e di comunità nei territori più fragili.
Il 2024 potrebbe essere ricordato come l’anno dell’epurazione amministrativa, oppure come il momento in cui il sistema ha preso atto della propria fragilità e ha iniziato a reagire.
Dipende da cosa si farà adesso.