Il documento del CNEL "RAPPORTO I SERVIZI SOCIALI TERRITORIALI 2024" analizza la spesa sostenuta dai comuni nel 2021, confrontandola con gli anni precedenti, in particolare il 2019 (pre-pandemia). Un aspetto innovativo di questa analisi è lʹinclusione della scomposizione della spesa sociale negli oltre seicento ambiti territoriali sociali (ATS), che consente di mettere in evidenza dinamiche locali più differenziate. Questo approccio riflette le logiche di allocazione delle risorse e di gestione dei servizi a livello delle unità decisionali più rilevanti, ossia gli ATS.
Nel 2021, i comuni italiani, singoli o associati, hanno investito oltre 8,4 mld di euro per i servizi sociali territoriali, equivalenti allo 0,47% del PIL (+0,10% rispetto al 2019). Questa spesa è calcolata al netto dei contributi degli utenti e del SSN. Considerando anche la compartecipazione di utenti e del SSN, la spesa complessiva è di circa 10,3 mld di euro, ovvero lo 0,58% del PIL del 2021 (+0,11% rispetto al 2019).
Dall’analisi della serie storica 2003-2021 , si osserva che nell’ultimo anno considerato si è registrato il massimo storico della spesa sociale in termini nominali. Questo risultato conferma la tendenza di crescita avviata nel 2016 e segnala un aumento dell’11,3% nel 2021 rispetto al 2019. In termini pro-capite, nel 2021 si sono spesi mediamente € 142 pro-capite (Figura 4 bis), € 16 in più rispetto ai € 126 registrati nel 2019 (nel 2018 era € 124 e nel 2015 era € 116).
La Lombardia, con i suoi 10 milioni di residenti, rimane la regione con la spesa assoluta più alta, registrando un incremento del 15%.
L’analisi delle dinamiche di spesa dei servizi sociali comunali a livello nazionale, regionale, provinciale e di ATS proposta nel presente report fornisce alcune informazioni di carattere generale. In particolare, emerge quanto segue.
- Dopo un decremento negli anni del post-crisi economica e delle finanze pubbliche (2011- 2013), la spesa sociale dei comuni al netto delle compartecipazioni dagli utenti e dal SSN ha raggiunto nel 2021 un massimo storico.
- Tra il 2019 e il 2021, le variazioni della spesa pro-capite a livello provinciale hanno mostrato differenze significative.
- I comuni più densamente popolati tendono a investire di più in spesa sociale, anche se con differenze sostanziali fra i territori. I comuni a media urbanizzazione presentano una spesa intermedia e più omogenea rispetto a quelli con alta urbanizzazione, mentre nei comuni a bassa urbanizzazione la spesa sociale è notevolmente inferiore, riflettendo forse minori necessità o risorse disponibili per questo tipo di interventi.
- Le strutture di governance dei servizi sociali territoriali sono molto differenziate fra le varie regioni. La gestione è principalmente a carico del singolo comune (67% dei casi), anche se le regioni del Nord e quelle del Sud fanno più ricorso ad altre forme di governance, mentre la centralità dei comuni è maggiore per le aree del Centro e delle Isole. In particolare, al Nord la gestione della spesa sociale è affidata nel 28% dei casi a Consorzi, Unione di Comuni o altre forme associative di Comuni, mentre al Sud è affidata al distretto/ambito/zona sociale nel 39% dei casi. Questo indica una diversificazione dei modelli di gestione della spesa sociale, con soluzioni organizzative differenti a seconda delle aree geografiche.
- Le differenze all’interno delle regioni sono ancora più accentuate analizzando i dati scomposti rispetto ai 604 ATS, anziché rispetto ai 107 territori provinciali.
- L’allocazione delle risorse per le disabilità aumenta di quasi il 6%, mentre diminuisce quella per anziani e famiglie e minori.
- Gli interventi e servizi aumentano dell’8,8%, giungendo al 38% della spesa sociale territoriale (le altre componenti sono le strutture al 33% e i contributi economici al 29%); fra queste spese, che ammontano mediamente a € 55 per residente
- I contributi economici per il contrasto alla povertà sono pari a € 11 pro-capite (per residente)
- Il gruppo di regioni con un’elevata diffusione dei servizi e spesa sociale rimane invariato rispetto al 2019 e comprende Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Sardegna.