Si è svolto lo scorso 27 ottobre presso la sede di Confcooperative Milano e dei Navigli il convegno dal titolo Casa Comune – l’appello di Papa Francesco alla cura del pianeta, che ha preso spunto dalla nuova esortazione apostolica del pontefice per arrivare a descrivere gli interventi effettuati nei territori, dal mondo della cooperazione spesso in collaborazione con le diocesi locali, sul tema della sostenibilità ambientale. Il convegno, organizzato in tandem tra l’Unione Territoriale di Milano e Confcooperative Lombardia è stato strutturato in tre parti.
La prima sessione è stata interamente dedicata alla nuova esortazione apostolica di Papa Francesco, la Laudate Deum avente ad oggetto la presa in cura del crato e delle ingiustizie ambientali e climatiche.
La riflessione iniziale di Monsignor Bressan, vicario episcopale dell’Arcidiocesi di Milano, ha spinto la platea ad interrogarsi sul significato profondo della Laudate Deum, una lettera apostolica che riguarda la sostenibilità ambientale ma che è in realtà una riflessione sul potere e su quanti hanno il potere (e la responsabilità) di cambiare le cose nel mondo. “Per la comunità cristiana – ha sottolineato Bressan – sono cinque i verbi su cui soffermarsi”, quali cinque elementi che caratterizzano ciascuno una parte della lettera apostolica. E quindi, occorre riflettere sullo svegliarsi, nel senso che l’umanità non è all’altezza della sfida epocale che ha di fronte. Ma bisogna organizzarsi, in primis chi ha il potere di farlo e di incidere sulle priorità dell’oggi; e poi meditare, nel senso che nessuno si salva da solo, tutto è connesso: la crescita tecnologica non è stata accompagnata da una correlata crescita etica dell’essere umano; e allora bisogna ripensare i valori che stanno alla base dello stare insieme e quindi le responsabilità che da questi valori discendono. E qui c’è parecchio lavoro per il movimento cooperativo. Penultimo elemento, mirare, nel senso di mirare ad un approccio multilaterale, che è richiesto dalla attuale situazione internazionale, e dunque comunitario; senza questo, non vi può essere sostenibilità alcuna. Infine, elemento imprescindibile per la comunità cristiana, pregare dove la preghiera è testimonianza e cura stessa del mondo.
La riflessione è continuata con l’intervento di Don Mario Diana, delegato CEI per Confcooperative, il quale ha sottolineato come l’attuale lettera apostolica parta dall’enciclica Laudato Si’, pubblicata nel 2015. A otto anni dall’enciclica il papa avverte il bisogno di richiamare i fedeli alla salvaguardia del pianeta. E’ questo il problema dei nostri giorni. Ma attenzione, il grido della terra è il grido dei poveri; l’attuale lettera apostolica non è solo ambientalismo, è invece una riflessione profonda sui diritti sociali e sulla lotta alla povertà. “Tutto parte da una riflessione sul potere – afferma Don Diana – ovvero su ciò che l’uomo può fare e non può fare. E al potere si connette la responsabilità: quella dell’uomo nei confronti del creato è una relazione di cura. Quindi, per il Papa, il potere è questione relazionale”.
Don Diana sottolinea l’assoluta attualità della Laudate Deum: il Pontefice parla anche delle diplomazie in crisi: il tema della pace è sempre presente. Non è possibile ragionare in termini di tifoserie, occorre ricucire il mondo. Ciò significa il ritorno della Politica, con la P maiuscola.
Infine, Francesco parla di stato di frustrazione rispetto alle conferenze sul clima, è la chiosa di Don Diana: i policy makers che intervengono agli eventi internazionali sono tutte persone avanti con gli anni, che non sentono la responsabilità verso i giovani e verso le nuove generazioni. Invece, sarebbero necessarie politiche efficienti, vincolanti e monitorabili. Anche perché, è il monito finale del delegato CEI citando il Pontefice, l’essere umano che vuole sostituirsi a Dio è il peggior pericolo non solo per gli altri ma soprattutto per sé stesso.
Ad animare la seconda parte del convegno sono state le testimonianze di come l’enciclica ha smosso le coscienze e il senso di responsabilità di ciascuno, soprattutto nelle comunità cristiane e nel mondo della cooperazione che si ispira alla dottrina sociale della Chiesa. Da qui, il focus Cooperazione, diocesi e territorio: comunità energetiche rinnovabili, un’opportunità per rafforzare le comunità verso l’innovazione, moderato dal presidente di Confcooperative Milano e dei Navigli, Giovanni Carrara, con l’intervento di vari esponenti del mondo della cooperazione e delle diocesi lombarde a confrontarsi sulle partite dell’efficientamento energetico e della sostenibilità ambientale da costruirsi dal basso.
Il tema dominante è stato quelle delle Comunità Energetiche, esperienze che si vuole far crescere a partire dai territori, con il protagonismo del mondo della cooperazione, spesso in partnership con le locali autorità diocesane. Tutti i relatori si sono detti d’accordo sulla costruzione in primis della Comunità, da lì si parte per poi costruire un sistema che risponda ai bisogni, in questo caso il bisogno della comunità di essere efficiente e sostenibile dal punto di vista energetico ma anche – come logica correlazione – anche dal punto di vista economico e sociale.
Su tali questioni si sono confrontati da un lato esponenti del mondo della cooperazione: Christian Golinelli, amministratore delegato di Power Energia, strumento di sistema di Confcooperative per l’energia, il gas e l’efficientamento energetico; Alessandro Zani, presidente di cooperativa Cauto di Brescia, che coordina una rete di cooperative, associazioni ed imprese sociali impegnate a tutto tondo sui temi della sostenibilità; Alessandro Raimondi, direttore di cooperativa Constantes di Cernusco sul Naviglio (MI), fortemente impegnata sulla costruzione di una CER sul proprio territorio cittadino. Dall’altro, membri della comunità diocesana, quindi gli interventi di Don Cristiano Re, delegato vescovile nell’ambito della vita sociale della diocesi di Bergamo ed Eugenio Bignardi, delegato pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Cremona.
A chiudere il panel, l’intervento di Elena Colombo, dirigente UO Risorse energetiche di Regione Lombardia che ha aggiornato la platea sull’esito della manifestazione di interesse di Regione sulle Comunità Energetiche Rinnovabili: sull’intera regione, circa 500 comuni hanno risposto in maniera positiva alla tematica lanciata da Regione; per i nostri territori, si tratta di 56 comuni in provincia di Milano, 27 nel territorio di Monza e Brianza, 12 nel lodigiano e 24 nel pavese. Ora si vedrà come verranno allocate le risorse a supporto di nuove CER nei vari territori.
A chiusura del convegno, ha preso la parola la politica, nei panni di alcuni esponenti del Consiglio Regionale della Lombardia invitati per l’occasione. Moderato da Massimo Minelli, presidente di Confcooperative Lombardia, il terzo panel ha avuto come tema Sostenibilità, innovazione e comunità per lo sviluppo do Regione Lombardia e ha visto alternarsi al microfono Fabrizio Piccardo, direttore della Fondazione Lombardia per l’Ambiente; Silvia Scurati, vicepresidente della commissione Attività Produttive del Consiglio Regionale e Michela Palestra, segretario della commissione Ambiente del Consiglio Regionale. Interessante il dibattito tra le due consigliere di cui la prima è esponente di maggioranza mentre la seconda siede sui banchi dell’opposizione.
Entrambe, però, si sono trovate d’accordo sulla necessità della Lombardia, la regione più avanzata del Paese, di raccogliere la sfida della sostenibilità. Anzi, spesso il territorio può fornire valutazioni anche migliori di quanto possa fare un’istituzione governativa, poiché il singolo consigliere regionale è testimone e portatore di interesse di determinate comunità locali. Per cui, è necessario insistere sul tema della sussidiarietà, da parte di Regione verso il Governo nazionale ma anche delle forze della società civile nei confronti di Regione; queste ultime possono fornire un valido supporto ed essere addirittura protagoniste insieme all’ente pubblico regionale per partire dal basso e creare comunità, che poi, nel caso specifico, si andranno a configurare come comunità energetiche. Per cui, occorre avere coraggio e dare la possibilità a chi già si sta impegnando da mesi, se non da anni, su questi temi, di portare a termine i propri progetti di sostenibilità, anche investendo – tanto risorse cognitive (es. formazione specifica) quanto economiche – sulle realtà che lavorano sulla responsabilità dal basso e sull’attenzione alla sostenibilità in tutte le sue sfaccettature, ambientale, sociale ed economica.
Qui, il terzo settore, e il mondo della cooperazione in particolare, può fare molto.