Dalle verifiche empiriche sulle posizioni lavorative relative ai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato nelle cooperative italiane nel 2021 (esclusi gli operai agricoli), si segnala che il 50,7% delle posizioni lavorative risulta di tipo part-time, mentre il restante 49,3% è di tipo full-time.
Le posizioni lavorative part-time si rilevano in misura maggiore, rispetto a quelle full-time, oltre che nel settore degli alberghi e ristoranti (79,2%), nelle cooperative sociali (69,3%). Di fatto, il part-time nella cooperazione sociale assume particolare rilevanza nel processo virtuoso di conciliazione tra vita privata e lavoro.
Di contro, prevale il lavoro full-time nell’ambito delle costruzioni (84,3%), dell’industria in senso stretto (80%), degli altri settori (73,4%), dei trasporti e comunicazioni (73%), degli altri servizi di mercato (54,2%) e del commercio (52,3%).
In termini di qualifica professionale, le posizioni part-time sono prevalenti sia tra gli operai/apprendisti sia tra gli impiegati. In particolare la quota di posizioni lavorative part-time si attesta al 51,3% per gli operai/apprendisti e al 52,5% per gli impiegati. Tra i quadri/dirigenti, invece, le posizioni part-time sono, di fatto, marginali e scendono al 5,1% rispetto al totale.
Sulla base delle evidenze fornite dai dati INPS, l’incidenza delle posizioni lavorative a tempo parziale diminuisce leggermente all’aumentare dell’età anagrafica dei lavoratori. Il peso delle posizioni a tempo indeterminato part-time tra gli «under 30» nelle cooperative italiane (esclusi gli operai agricoli) si attesta al 52,1%. Nella classe di età «30-49 anni» il peso delle posizioni part-time scende al 51%. Nella classe di età «50 anni e oltre» il peso delle posizioni del part-time non supera, invece, il 49,9%.
L'incidenza delle posizioni lavorative a tempo parziale segnala un divario significativo sul lato di genere. In particolare, le posizioni lavorative ricoperte da donne sono prevalentemente di tipo part-time (68,4% del totale), rispetto a quelle full-time (31,6% del totale). Di contro, le posizioni lavorative ricoperte dagli uomini sono prevalentemente di tipo full-time (70,4% del totale) rispetto a quelle part-time (29,6% del totale).
Analizzando la retribuzione giornaliera (imponibile previdenziale) relativa ai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato full-time si evidenzia un «gender pay gap», ovvero una differenza nel livello medio retributivo tra uomini e donne. In particolare, rispetto a una retribuzione giornaliera media di 93 Euro, le donne percepiscono 7 Euro in meno, mentre gli uomini percepiscono 4 Euro in più della media (di fatto, 11 Euro in più delle donne).
Con riferimento alla qualifica professionale dalle evidenze oggettive emerge che la retribuzione giornaliera tra i dipendenti a tempo indeterminato full-time è superiore tra gli uomini rispetto alle donne in tutte le classi di qualifica prese in esame. In particolare, si rileva una differenza retributiva di 10 Euro in meno per le donne rispetto agli uomini nella qualifica di Operaio/Apprendista, di 22 Euro in meno nell’inquadramento da Impiegato e, infine, di 52 Euro in meno nella qualifica di Quadro/Dirigente. Di fatto, in termini relativi, il «gender pay gap» cresce all’aumentare della qualifica professionale.