Il paper intende condividere alcune riflessioni ed apprendimenti sull’utilizzo dello strumento della valutazione di impatto sociale (VIS) all’interno dei processi di generazione del valore, con l’obiettivo di alimentare il dibattito circa il senso e l’impiego della VIS, scongiurando possibili rischi di strumentalizzazione, e conseguente distorsione, di questa pratica. Il rischio sempre più evidente consiste infatti nella creazione di un universo indistinto di pratiche che non differenziano tra la misurazione dell’efficienza e la valutazione dell’efficacia di un intervento; così utilizzata la VIS può abilitare logiche di attribuzione di merito competitivo-efficientiste, invece di contribuire alla massimizzazione della capacità degli ecosistemi territoriali di trasformare i propri contesti di riferimento. In altre parole, l’obiettivo del paper è quello di fare chiarezza rispetto alle importanti differenze che intercorrono tra le pratiche di reporting, con cui si intende dare conto dell’utilizzo delle risorse attraverso la misurazione della realizzazione delle attività, e quelle di valutazione di impatto sociale, che mirano invece a generare consapevolezza e dare valore ai cambiamenti e alle trasformazioni (positivi e negativi), di medio-lungo periodo, generati dagli interventi sui contesti di riferimento.
La ricerca e la pratica portate avanti in questi anni nell’ambito della VIS hanno evidenziato come i meccanismi e i processi di generazione di impatto siano necessariamente ecosistemici e contributivi, ovvero abbiano origine nell’interdipendenza fra soggetti diversi (persone ed organizzazioni) che partecipano e contribuiscono, anche in termini di risorse, al processo di creazione del valore. Gli ecosistemi, costituiti da persone e organizzazioni, infatti, sono i protagonisti di questi processi: i cambiamenti e le trasformazioni prodotti sarebbero diversi e/o assenti senza l’apporto di tutti i soggetti coinvolti e l’integrazione dei loro diversi interventi. L’approccio alla valutazione, di conseguenza, deve discendere in maniera coerente da questa ‘postura’ sulla generazione di impatto: in questo senso, quindi, deve coinvolgere i soggetti all’interno dei processi. La VIS, in questo modo, si configura come uno strumento strategico in grado di riorientare l’azione territoriale in chiave migliorativa sulla base delle evidenze di analisi.
Se l’obiettivo è dunque quello di massimizzare la capacità degli ecosistemi di trasformare i propri territori allora, ancor prima di porsi il problema sul se e come valutare l’impatto delle attività, occorre prestare attenzione alle condizioni e ai meccanismi di generazione del valore che abilitano tale capacità trasformativa in risposta ai bisogni territoriali e alle sfide glocali.
Avendo dunque a mente che la VIS nasce quale strumento di riconoscimento del valore e della funzione sociale del Terzo settore, il paper, nei primi tre capitoli, esplicita come e perché questa pratica può rappresentare lo spunto di riflessione per tutte quelle organizzazioni che, indipendentemente dalla forma giuridica (profit o non profit), scelgono di farsi responsabili della trasformazione del proprio contesto territoriale.
Nel quarto capitolo, si intende ‘operativizzare’ gli aspetti teorici, concretizzandoli all’interno dei percorsi di VIS in una proposta di step valutativi coerenti alla normativa vigente. Infine, nel Capitolo 5, il paper identifica alcuni driver e possibili traiettorie di sviluppo futuro per la cd. rete dell’impatto, ovvero l’insieme di tutte le organizzazioni coinvolte nei processi di generazione e valutazione di impatto, prestando attenzione alla sostenibilità non solo degli interventi ma anche della pratica stessa.
In estrema sintesi, ciò cui il presente paper auspica di contribuire a compiere è il passaggio dalla misurazione e valutazione dell’impatto generato alla sua gestione e governance (impact management&governance). Per fare questo risulta centrale la promozione di veri e propri percorsi di capacity building per e con gli attori territoriali, in grado di co-costruire – e non fornire in modo preconfezionato e standardizzato – le adeguate soluzioni e gli strumenti operativi per rispondere all’urgenza e alla portata dei problemi e delle opportunità che i sistemi, le organizzazioni e le persone si trovano ad affrontare all’interno dei propri contesti di riferimento.