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LA POVERTÁ NELLA DIOCESI AMBROSIANA

La fotografia che emerge dal Rapporto 2022 della Caritas Ambrosiana conferma la tendenza all’impoverimento generale che si sta profilando da diversi anni.

sabato 1 luglio 2023

Il 2022 era iniziato come un anno carico di aspettative positive: finalmente, la pandemia da Covid-19 allentava la sua presa sui sistemi sanitari e sociali, e cittadini, imprese e soggetti sociali potevano beneficiare della fine delle tante restrizioni cui si erano volenterosamente adeguati, ma che, a vari livelli, avevano comportato delle limitazioni delle libertà pubbliche e private.  
È durata poco, però: il conflitto in Ucraina ci ha riportato alla dura realtà di un’incertezza globale con forti ricadute nelle realtà locali, determinata da una guerra apertasi alle porte di casa, che ha spinto molti rifugiati a cercare salvezza in Europa e in Italia e che, come ricaduta, ha provocato una crisi energetica ed economica che ha avuto gravi ripercussioni anche al di fuori del teatro di guerra, su interi sistemi produttivi ed economici, ma soprattutto sugli individui più fragili.
È in questo quadro che si inserisce il Rapporto sulle povertà nella diocesi ambrosiana 2022.

La fotografia scattata dal Rapporto 2022 conferma la tendenza all’impoverimento generale che si sta profilando da diversi anni: per vedere i primi sintomi del peggioramento delle condizioni socio-economiche delle famiglie bisogna risalire addirittura al 2008, anno in cui il fallimento di Lehman Brothers scatenò una crisi finanziaria mondiale, che ebbe gravi ripercussioni in tutto il mondo. Dopo di allora sia le rilevazioni istituzionali (Istat ed Eurostat) che quelli di fonte Caritas hanno evidenziato due fenomeni: l’aumento del numero di persone che vivono in povertà e l’inasprirsi delle disuguaglianze sociali.
I sintomi di queste tendenze generali, dovute alle tante crisi che si sono succedute, ritornano anche nei dati del Rapporto 2022, che presenta una situazione non molto diversa da quella del 2021, quando gli effetti della crisi pandemica cominciavano a rientrare, ma nel frattempo lo scenario era profondamente mutato rispetto al periodo pre-pandemico.
L’impoverimento generale - attestato dal dato relativo ai “problemi economici”, che nel 2022 ha raggiunto il valore più alto da quando Caritas Ambrosiana pubblica il suo Rapporto sulle povertà -; l’aumento di immigrati tra le persone che chiedono aiuto; l’incremento della componente femminile; la conferma e anzi l’ampliamento della presenza, tra chi non ce la fa, di persone che lavorano; le difficoltà delle famiglie con figli minori: sono tutte spie di un disagio diffuso, reso più grave dalla pandemia, soprattutto tra chi viveva già in condizioni di vulnerabilità.
Tale processo sta esacerbando la distanza tra chi può e chi no, e soprattutto tra i minori nati in contesti di deprivazione economica e i loro coetanei che vivono in contesti in grado di offrire maggiori opportunità.
Anche di loro si parla nel Rapporto 2022, nella consapevolezza che condizioni di partenza sempre più penalizzanti compromettono il futuro delle nuove generazioni e, quindi, della comunità intera.
Aiutare le famiglie di questi minori significa contribuire a fornire ai cittadini, agli studenti e ai lavoratori di domani gli strumenti per riscattarsi, senza soccombere alle condizioni di partenza, contribuendo al progresso della comunità.
Come detto, il Rapporto 2022 evidenzia la notevole e crescente presenza, tra i poveri, di tante persone occupate: alcune hanno un contratto regolare, altre sono precarie, altre sottopagate, ma tutte chiedono a Caritas sempre meno un lavoro e sempre più una qualche forma di integrazione di un reddito che non basta mai, neanche per fare la spesa. Da questa consapevolezza bisogna partire, se si vuole veramente combattere la povertà, evidenziando la necessità di serie politiche di superamento del precariato lavorativo e di definizione di accettabili minimi salariali. E ricordando che uno strumento come il reddito di cittadinanza, senz’altro perfettibile, è nato anche per far fronte a queste situazioni e non va indebolito nella sua struttura universalistica, né depotenziato finanziariamente, se non vogliamo che la lotta alla povertà rimanga solo uno slogan.

 

Estratto dall'Introduzione del Rapporto

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