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IL MERCATO DEL LAVORO IN BRIANZA

I dati del primo trimestre del 2023 appaiono migliori rispetto a quelli del 2022: il saldo tra avviamenti e cessazioni passa, infatti, da +3.896 a +4.616. Si tratta di una crescita di ben il 18,5%. 

martedì 30 maggio 2023

Avviamenti

I dati mostrano, che il forte aumento dei saldi registrato nel 2023 (ma anche quello del 2022) non è tanto l’esito della richiesta, da parte del sistema produttivo, di nuova forza lavoro (gli avviamenti del primo trimestre del 2023 sono, infatti, molto simili a quelli dell’anno precedente), ma è il risultato di un processo diffuso di stabilizzazione del lavoro, che sta caratterizzando tutto il territorio.

Il macrosettore che stabilizza più i lavoratori (assunti, inizialmente, con contratti TD) è quello del Commercio e dei Servizi → al suo interno prevalgono le attività e i Servizi di ristorazione i Servizi per gli edifici ed il paesaggio e il trasporto di passeggeri e merci su strada e ferrovia (12%). Seguono – a distanza – le Costruzioni.

In termini di età, i processi di stabilizzazione caratterizzano principalmente i lavoratori appartenenti alla classe 30-49 anni, ma anche gli under 29. In termini di genere vengono stabilizzati più gli uomini che le donne.

 

Tipologie contrattuali

I dati mostrano un forte incremento della fiducia da parte delle imprese verso le prospettive future che finisce per ripercuotersi positivamente sul mercato del lavoro: sono in aumento le estensioni dei rapporti a tempo determinato e la media delle durate dei contratti a termine raddoppia.

La forte crescita delle forme contrattuali tipiche (tempo determinato e indeterminato e apprendistato di II livello) e la concomitante diminuzione delle forme contrattuali più atipiche (le co.co.co e il lavoro intermittente) fa pensare ad un mercato del lavoro in cui i datori di lavoro hanno acquisito fiducia sulle prospettive future e quindi tendono ad adottare forme contrattuali più stabili. 

 

Le cause di cessazione

 

La maggioranza dei rapporti di lavoro si conclude per scadenza dei termini contrattuali (ciò accade nel 49,1% dei casi nel 2023, con un aumento dell’1,2% rispetto all’anno precedente). Seguono le dimissioni volontarie (29,5%). Il dato del 2023 è identico a quello del 2022 Chi si dimette è, in prevalenza, uomo (61,2% dei casi) ed ha un’età compresa fra 30 e 49 anni (46,5% dei casi) oppure – in misura minore – risulta under 29 (nel 31,6% dei casi). Molto più rare sono le dimissioni degli over 50 (21,9% dei casi).

Le cessazioni avvenute per cause riconducibili a motivazioni economiche ammontano, invece, ad appena il 5,8% dei casi nel 2022 erano il 6,5%).

 

Gli ammortizzatori sociali

Nel primo trimestre del 2023, la CIG complessivamente autorizzata si attesta a 1.208.517 ore, contro le 2.616.751 ore dello stesso periodo del 2022. Nel 2023 la CIGD non è più attiva e questo contribuisce al forte abbassamento delle ore di CIG autorizzate, ma risultano in calo anche la CIGO (che fra il 2022 e il 2023, primo trimestre, diminuisce dell’8,7%) e la CIGS (la cui diminuzione tra il 2022 e il 2023 risulta del 50,8%).

Le ore di FIS autorizzate nel primo trimestre del 2023 sono state 75,5 mila. Si tratta del -86,9% rispetto a quelle autorizzate nello stesso periodo del 2022 (in cui l’autorizzato ammontava a 575.603 ore).

 

Il reddito di cittadinanza

Nel 2022, per la prima volta, si assiste a una diminuzione sia dei nuclei che delle persone ammesse al beneficio dell’Rdc → i nuclei sono diminuiti del 9%, mentre le persone hanno subito un decremento del -13%. Si tratta probabilmente dell’ “effetto annuncio” della conclusione della politica di sostegno al reddito in discussione, che ha finito per scoraggiare la presentazione di nuove domande. Il fenomeno è continuato anche nel 2023, in cui la diminuzione dei nuclei familiari è stata del -41,1% e quella delle persone coinvolte del -44,8% rispetto all’anno precedente.

 

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