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IL MALESSERE INVISIBIBILE

Un nuovo rapporto di ActionAid esplora la povertà alimentare in Italia, rivelando come la limitazione della libertà di scelta e della partecipazione sociale incida profondamente sul benessere emotivo e sull'identità dei giovani.

mercoledì 19 novembre 2025

Il secondo rapporto di ActionAid su adolescenti e povertà alimentare in Italia, intitolato "Il malessere invisibile di non poter scegliere", offre una prospettiva cruciale sulla natura multidimensionale di questo fenomeno. Il lavoro è parte del progetto di ricerca DisPARI, condotto in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e Percorsi di secondo welfare, e mira a rafforzare la conoscenza pubblica e istituzionale sulle disuguaglianze in questo ambito.

 

Oltre la Scarsità: La Povertà come Deprivazione Multipla

Il rapporto ridefinisce la povertà alimentare, spostando lo sguardo dalla mera mancanza materiale di cibo alla sua complessità sociale, psicologica e culturale. La povertà alimentare non è vista semplicemente come un piatto vuoto, ma come una forma di deprivazione multipla che investe l’intera sfera del benessere individuale.

Nei paesi ad alto reddito, l'essenza del problema risiede nella limitazione della libertà di vivere pienamente il proprio rapporto con il cibo. Si tratta dell’impossibilità di scegliere cosa, quanto, quando, come e con chi mangiare, di cucinare e condividere in modo dignitoso. Questo si traduce in forme di esclusione sociale, perdita di autostima e malessere psicologico. Il disagio per gli adolescenti, in particolare, non sta nel "non avere," ma nel "non poter scegliere," portando a vissuti di esclusione e vergogna che incidono sul benessere complessivo.

 

La Voce degli Adolescenti: Vissuti ed Emozioni

L'indagine qualitativa si è basata su interviste condotte nelle aree metropolitane di Milano, Roma e Napoli, raccogliendo le esperienze dirette degli adolescenti. Le loro voci restituiscono un quadro eterogeneo di famiglie stabili e altre in precarietà, ma con un filo conduttore: la povertà alimentare è un’esperienza quotidiana segnata da desideri trattenuti, scelte negoziate e rinunce silenziose.

Per i giovani, il cibo è centrale per la costruzione dell’identità e delle relazioni; una merenda condivisa o una pizza in compagnia diventano "piccoli rituali di appartenenza". Quando le risorse economiche limitano la possibilità di partecipare a questi momenti, la rinuncia tocca la dimensione sociale e genera sentimenti di vergogna e frustrazione. La povertà a scuola è spesso invisibile, manifestandosi tramite segnali indiretti, come le assenze alle uscite o la rinuncia a momenti conviviali.

Nonostante le difficoltà, i ragazzi e le ragazze dimostrano una forte agency giovanile, sviluppando strategie di adattamento. Imparano a non chiedere soldi ai genitori per le uscite, a confrontare i prezzi al supermercato e a "scroccare" o dividere il cibo con gli amici, creando vere e proprie "microeconomie della solidarietà". Inoltre, molti adolescenti mostrano una precoce consapevolezza economica e si sentono un "peso" per la famiglia, sviluppando un processo di adultizzazione prematura.

Riguardo agli aiuti alimentari, gli adolescenti che ne beneficiano li conoscono bene e li vedono con pragmatismo e gratitudine, percepiti come una risorsa necessaria che consente di risparmiare denaro da destinare ad altre spese familiari.

 

Le Risposte Istituzionali e la Via del Diritto

L'analisi critica degli interventi attuali evidenzia che gli adolescenti sono raramente un target specifico e vengono spesso assorbiti nei programmi per l'infanzia o il nucleo familiare, risultando in interventi discontinui e diseguali. Il sistema di contrasto è prevalentemente orientato all'emergenza e centrato sulla distribuzione di aiuti materiali (come il modello food bank), senza affrontare le cause strutturali della povertà. Questo approccio caritativo, pur fornendo sostegno essenziale, rischia di istituzionalizzare l'aiuto e non promuovere autonomia e dignità.

Per affrontare la povertà alimentare nella sua interezza, il rapporto raccomanda un cambio di prospettiva:

  1. Dal Bisogno al Diritto: Riconoscere il diritto al cibo come fondamento di giustizia sociale e superare l'approccio emergenziale. L’aiuto alimentare dovrebbe accompagnare i percorsi di sostegno più ampi e strutturali, senza sostituirsi alle politiche di reddito.
  2. Rafforzamento del Welfare: Agire sulle cause strutturali, rafforzando i redditi e la protezione sociale. Il reddito adeguato è una condizione necessaria per un accesso autonomo e dignitoso al cibo.
  3. Innovazione e Integrazione: Adottare un approccio integrato che connetta politiche alimentari, educative e sociali. La scuola (soprattutto le mense scolastiche, se accessibili e di qualità) è un asse portante di questa risposta. Le esperienze di innovazione sociale, che restituiscono possibilità di scelta e relazione, sono decisive per promuovere benessere e autonomia.
  4. Governance Inclusiva: Passare da una logica di "filiera" (centrata sulla distribuzione) a una di "sistema," coinvolgendo enti locali, scuole, sanità e ricerca nella governance.

In conclusione, la sfida è andare oltre il supporto materiale per comprendere il "costo psicologico della rinuncia", riconoscendo che la povertà alimentare in adolescenza è primariamente una limitazione della libertà di vivere il cibo come esperienza di autonomia, appartenenza e riconoscimento.

 

Immaginate il contrasto alla povertà alimentare non come riempire un secchio che perde (la distribuzione di cibo), ma come riparare l'acquedotto sociale. Finché ci si concentra solo sul secchio (l'emergenza), si tampona la crisi immediata, ma non si risolvono le perdite strutturali (le disuguaglianze di reddito e l'assenza di diritti) che sono la vera causa della scarsità d'acqua per alcuni.

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