Nel nostro ordinamento esiste una legge quadro che da quasi 25 anni regola l’inserimento delle persone con disabilità nel mondo del lavoro. Si tratta di una norma importante, che senza dubbio ha contribuito a sensibilizzare circa l’importanza dell’inclusione e che ha permesso di creare opportunità di lavoro per molte persone, permettendo loro di realizzarsi professionalmente e sentirsi maggiormente integrate nella società.
Tuttavia negli anni non sono mancate critiche riguardo alla effettiva attuazione di tale normativa, sia per quel che riguarda il monitoraggio della sua applicazione sia per le modalità con cui avvengono gli inserimenti nelle aziende. Non è infatti inusuale che le organizzazioni, laddove adempiano alla norma, lo facciano solo formalmente, senza impegnarsi nella creazione di posizioni adeguate alle capacità e alle esigenze delle persone con disabilità inserite.
Negli ultimi anni l’approccio verso il binomio disabilità-lavoro sembra tuttavia oggetto di un positivo cambiamento in atto. In linea generale è infatti cresciuta la sensibilità della società italiana verso i diritti delle persone con disabilità e i loro progetti di vita, che possono e devono riguardare tutti gli aspetti dell’esistenza, tra cui ha un ruolo di primo piano il lavoro. Non si tratta, ovviamente, di un mutamento casuale, ma è determinato dalle spinte provenienti anzitutto dalle stesse persone con disabilità, in particolare dalle nuove generazioni che rivendicano sempre di più il diritto di definire la propria identità, assumere ruoli pubblici e partecipare attivamente alla vita delle proprie comunità.
Tali sviluppi sociali e valoriali stanno avendo effetti anche sulle realtà aziendali. In particolare, grazie a nuovi approcci etici basati su concetti come la sostenibilità integrale, la responsabilità sociale d’impresa e il welfare aziendale-territoriale, tante organizzazioni stanno investendo con crescente decisione sulle persone con disabilità, nella convinzione che questo possa essere un valore aggiunto non solo per chi viene inserito ma anche per l’impresa nel suo complesso.
Il lavoro da fare in tal senso, tuttavia, appare ancora molto: cambiamenti di questo genere richiedono tempi e risorse che non tutte le organizzazioni possono mettere in campo e che, infatti, al momento sembrano riguardare soprattutto le organizzazioni più grandi. Proprio per tale ragione appare particolarmente significativo quanto realizzato dal progetto Rencontrer sul territorio della Città metropolitana di Milano per sviluppare un approccio che vede nella effettiva integrazione delle persone con disabilità un’occasione per costruire trasversalmente benessere aziendale.
Operando bilateralmente con le realtà selezionate nell’ambito del progetto, ma anche favorendo un lavoro di rete tra queste e altre organizzazioni interessate, Rencontrer si è dimostrata un’iniziativa significativa per raggiungere gli obiettivi sopra accennati.
Percorsi di secondo welfare si è dunque reso volentieri disponibile ad accompagnare il Consorzio CSeL, promotore del progetto, nel realizzare il presente Quaderno con lo scopo di raccontare la metodologia seguita, le azioni realizzate e alcuni apprendimenti fatti grazie a Rencontrer. Per farlo, Secondo Welfare ha garantito un lavoro di senso per strutturare al meglio i contenuti del documento e ha curato l’editing delle sue diverse parti in sinergia con lo staff di CSeL.
Siamo felici del risultato raggiunto che siamo certi aiuterà anzitutto i partecipanti al progetto a fissare alcuni punti chiave emersi nel corso dell’iniziativa. Speriamo tuttavia possa essere uno strumento utile a chiunque sia alla ricerca di nuove strade per migliorare l’inserimento delle persone con disabilità in ambienti lavorativi.
* Dalla Prefazione al Quaderno "Per un nuovo incontro tra disabilità e lavoro"