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AMBIENTE E COMUNITÀ

Pubblicato il 10° Rapporto Labsus sull'amministrazione condivisa dei beni comuni.  Il filo rosso del Rapporto è il ruolo determinante delle comunità per una transizione ambientale, sociale, culturale, economica, politica.

mercoledì 19 marzo 2025

Dal 2015 ad oggi, nove Rapporti Labsus prima di questo hanno cercato di fotografare l’andamento dell’amministrazione condivisa dei beni comuni in Italia. Quest’anno il Rapporto oltre a fare il punto su come sta andando, si pone l’obiettivo di comprendere meglio, prima ancora che misurare, gli effetti che l’amministrazione condivisa dei beni comuni genera su territori e comunità.

 

Se infatti rivolgiamo lo sguardo a questo primo decennio possiamo con sicurezza affermare che i patti stanno producendo un cambiamento: un effetto diretto su quei beni (materiali, immateriali e digitali) che vengono tutelati come beni comuni e sulle (condizioni di vita delle) persone che prendono parte alle azioni di cura, innescando anche ricadute su comunità e istituzioni locali nei territori coinvolti.

 

Un cambiamento che in questo Rapporto Labsus inzia a descrivere attraverso analisi quantitative e qualitative, contributi teorici multidisciplinari, valutazioni e riflessioni che attingono dall’esperienza quotidiana di cittadini attivi e amministrazioni pubbliche impegnate nella cura condivisa dei beni comuni.

 

Dove si firmano i patti, chi li sottoscrive e quali sono i beni e le aree di intervento interessate, sono le domande a cui il primo capitolo si propone di rispondere. L‘analisi dei 1.115 patti del campione ricostruisce una mappatura geografica della collaborazione sul territorio nazionale e una lettura demografica della cittadinanza attiva nei patti, con risultati a volte sorprendenti.

 

L’insieme dei dati è anche stimolo a riflettere sulle principali sfide per l’amministrazione condivisa in Italia oggi, che trovano spazio proprio in questo primo capitolo: il ruolo e la responsabilità dei funzionari pubblici, la continuità della collaborazione nel tempo, le disuguaglianze territoriali.

 

L’analisi quantitativa dei patti stipulati nel 2023 conferma il trend già rilevato nei precedenti Rapporti: i beni comuni ambientali sono i principali beni di cui i cittadini attivi scelgono di prendersi cura nell’interesse generale. In quasi il 50% dei patti analizzati i principali luoghi al centro della cura delle comunità attive sono aiuole, giardini e parchi.

 

Quest’anno, alla luce di un dato che si ripete e cresce di “Rapporto in Rapporto”, Labsus si è chiesta cosa ci sia dietro a queste comunità che da nord a sud del territorio nazionale si attivano per prendersi cura di quello che comunemente definiamo “verde”.  Sia che si tratti di verde urbano o extraurbano, di vicinato o a parco, di orti comunitari o aree naturali, i “patti sul verde” coinvolgono centinaia di persone in tutta Italia e interessano aree di dimensioni a volte anche estese, al punto da fare emergere nei diversi territori geografie, talvolta inedite, di un’Italia con un potenziale di risorsa ambientale diffusa e di capitale sociale di cura più rilevante di quel che si pensa.

 

E' possibile affermare, alla luce dei sorprendenti dati degli ultimi 5 anni, che, a differenza di quanto sostengono alcuni detrattori dell’amministrazione condivisa dei beni comuni, queste pratiche non possono essere relegate a semplice manutenzione del verde pubblico. La portata della mobilitazione civica nella cura del patrimonio ambientale, nelle sue diverse forme, le colloca in un altro quadro di senso, ovvero quello di pratiche orientate a rigenerare e rinvigorire l’equilibrio ecologico dei territori, rinsaldando la relazione tra una comunità e il suo sistema ambientale di riferimento.

 

In un contesto di emergenza ambientale, ecologica e climatica, come quello attuale, questo scenario alla scala nazionale ha un potenziale trasformativo importante e, nella prospettiva della “democrazia contributiva”, può a tutti gli effetti portare un valore aggiunto, in termini di alleanze, forze e competenze, a quelle politiche che vogliano prendere sul serio gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Il secondo capitolo raccoglie questa sfida e prova a descrivere il contributo che l’amministrazione condivisa dei beni comuni può apportare allo sviluppo sostenibile dei territori.

 

Un’indagine più mirata con un campione di comuni virtuosi nel campo dell'amministrazione condivisa, ha permesso di fare emergere le caratteristiche più qualitative della collaborazione alla pari nel quadro dello sviluppo sostenibile. Prima un questionario e poi una serie di interviste in profondità hanno messo a fuoco la prospettiva dei patti di collaborazione per i beni ambientali, coinvolgendo alcuni amministratori in una riflessione finalizzata ad indagare i loro impatti percepiti.

 

 

* dall'introduzione al Rapporto Labsus 2024

 

 

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